Quali sono i risultati raggiunti dalla sperimentazione?
Dopo tre anni di sperimentazione su piccoli appezzamenti o addirittura su porzioni di filare, siamo, così, arrivati a formulati specifici che riescono a proteggere la pianta dai due principali target di patogeni della vite quali Erysiphe necator e Plasmopara viticola , oltre a rilevare una funzione elicitoria nei confronti di flavonoidi e terpeni. Il piano di attività del progetto ZEI ha previsto campi sperimentali per oltre 70 ettari divisi tra Oltrepò Pavese, Toscana, Umbria, Lazio, Campania, Piemonte e Puglia, su varietà autoctone ed internazionali, per valutare la risposta ambientale e varietale. I risultati sono stati gli stessi in tutti gli ambiti territoriali considerati, con effetti analoghi e, talvolta, migliori dei controlli sui vigneti trattati con prodotti di sintesi o in biologico.
A questo punto possono essere ribaltati anche alcuni dei più grandi dogmi che sostengono le certificazioni Bio, la definizione di biologico è fare agricoltura senza prodotti di sintesi, ma poi si utilizza il rame che è un metallo pesante che si accumula nel terreno senza essere smaltito, o nel fegato causando gravi patologie. Immaginate, pertanto, i vantaggi di trattare la vite con estratti di origine naturale, senza residui, senza rischi tossicologici per gli operatori e, oltremodo, potenziando qualitativamente le caratteristiche delle nostre uve.
Fare agricoltura senza prodotti di sintesi, senza impatto ambientale, con particolare attenzione alla salute dell’operatore e del consumatore, senza alterare il prezioso patrimonio ampelografico italiano e, allo stesso tempo, migliorando l’obiettivo enologico-tecnologico.
Il Progetto ZEI va esattamente in questa direzione.